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Corrado Bocchi, un infinito amore per Castel Goffredo

Raggiante, pieno di gioia, come non lo si era mai visto. Castel Goffredo, 14 ottobre 2017. Viene inaugurato il Mast – Museo della Città e raggiante di gioia è Corrado Bocchi, che di quel museo è stato il principale artefice. A tagliare il nastro provvede Don Antonio Mattioli, parroco di Castel Goffredo dal 1998 al 2009, il quale ha sempre sostenuto Bocchi e il gruppo “San Luca” nell’importante progetto. Don Antonio e Corrado sono morti insieme, possiamo dire: il 21 marzo l’ex parroco, il giorno successivo il suo “braccio destro”, di infarto. La loro scomparsa ha suscitato un forte dolore, che può essere attenuato solo dalla luce della fede cristiana.

Corrado Bocchi era nato a Castel Goffredo il 22 luglio 1958. Aveva conseguito il diploma al liceo artistico di Guidizzolo e, fin da giovane, aveva dimostrato di possedere preziosi talenti: bravura a disegnare, capacità di organizzare eventi e di intrattenere relazioni con gli altri, tocco qualitativo in ogni sua iniziativa, prontezza nella ricerca e nell’approfondimento. Tutte doti che ha saputo mettere a frutto nell’attività professionale di arredatore, restauratore e antiquario.

Bocchi aveva poi uno smisurato amore per Castel Goffredo, di cui conosceva ogni piega: dalla preistoria all’età contemporanea, passando per gli eventi di un piccolo Stato gonzaghesco, nel Cinquecento. Egli aveva capito che alla città non bastava lo sviluppo industriale, ma che, per crescere, aveva bisogno di qualcosa in più che desse nuove motivazioni ai suoi abitanti: la cultura e il ritrovare le proprie “radici” storiche.

Nel 1997, con i “Colori del sacro. Tarsie di marmi e pietre dure negli altari dell’Alto Mantovano. 1680-1750”, Bocchi inaugura un’importante stagione di rassegne per Castel Goffredo. Seguono le mostre sui reliquiari (2002), sulle sculture lignee negli anni di Andrea Mantegna (2004), quella dedicata a Giovanni Bellavite e agli argentieri mantovani del Settecento (2006), fino al percorso di visita alla chiesa prepositurale di Sant’Erasmo e al suo “tesoro”, nel 2010. Nel frattempo, dieci anni prima, si era costituito il gruppo “San Luca” per la valorizzazione del patrimonio storico-artistico della parrocchia, di cui Bocchi era direttore. Con queste iniziative erano state gettate le basi per la nascita del Mast.

Bocchi era un lavoratore instancabile in campo culturale: aveva avuto l’intuizione di far partire la rassegna “Libri sotto i portici”, a Castel Goffredo, e il progetto “Terre dell’Alto Mantovano”, sostenuto dalla fondazione Cariplo e che ha trovato il coinvolgimento di sedici enti. Era membro della Commissione per i beni culturali della diocesi di Mantova. Ha fatto tutto con passione e determinazione. Sapeva trascinare ed entusiasmare, il che non è da tutti. Si era certi che ogni sua iniziativa sarebbe stata all’insegna della competenza e della qualità, perfino nei più piccoli dettagli, come documenta la sua ultima, bellissima mostra al Mast, dedicata al pittore Giuseppe Bazzani.

Personalmente gli sono debitore di un’amicizia che durava da cinquant’anni e ho avuto la soddisfazione di lavorare con lui, condividendo l’originalità dei sui progetti e i suoi preziosi consigli. Insieme abbiamo pubblicato il libro Sempre allegri, ragazzi (riguardante don Aldo Moratti), allestito la mostra della pittrice Nene Nodari, realizzato il monumento ad Anselmo Cessi, affinché Castel Goffredo non dimenticasse il maestro cattolico ucciso dai fascisti nel 1926.

Mi mancherà molto Corrado. Mancherà soprattutto a Castel Goffredo, per essere stato uno dei più autorevoli e appassionati interpreti della vita della città negli ultimi decenni. È per questo che la sua eredità non deve andare assolutamente dispersa.

Don Giovanni Telò, da La Cittadella

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